STORIA DEL PIERCING

Follie? Forme di masochismo? Sembrerebbe proprio di no, almeno stando a tantissimi antropologi culturali che ricordano come l’uomo dipinga, “buchi” e addirittura marchi il proprio corpo dalla notte dei tempi.
Secondo il celebre Claude Lévi Strauss, ad esempio, la prima superficie che l’uomo ha sentito l’impulso di abbellire sarebbe stata il corpo, inteso come involucro della propria persona e mediatore con il mondo esterno.

A conferma dell’antichità di tale pratica vi è il ritrovamento di alcuni utensili di epoca preistorica, usati allo scopo di decorare la pelle. Da non trascurare, poi, i racconti di storici come Erodoto e Plinio il Vecchio, oppure i corpi mummificati rinvenuti in varie parti del mondo, che portano evidenti segni di tatou.
La pratica del tatuaggio, insieme alla scarificazione e alla pittura ornamentale, è da intendersi dunque come un’arte antica, nata per soddisfare un impulso umano con connotazioni non solo individualistiche, ma anche con risvolti sociali. Tanto da poter essere considerata come “l’atto sociale primitivo”. Sul piano linguistico è da notare che il temine “tatuaggio” ha origine polinesiana, in particolare tahitiana, e deriva dal vocabolo “tatau”, traducibile con “marcare con segni”, “scrivere sul corpo”.
“Lo scopo principale del piercing, come dei tatuaggi e delle scarnificazioni, delle pitture corporali e delle decorazioni temporanee, è quello di distinguere i ruoli che ogni membro assume all’interno della tribù – si legge in un articolo della rivista Piecing World -. Tutto ciò regola i rapporti tra i vari individui sia nel quotidiano che durante le cerimonie, rendendo immediatamente palese, al solo sguardo, tutta una serie di informazioni sull’ individuo, in rapporto al gruppo”.

ATTENTI ALL’IGIENE

Il caso del giovane milanese morto tempo fa per un’infezione epatica causata da un piercing nella lingua, ha spinto il ministro della Sanità a ordinare dei controlli sui laboratori che praticano la “body art”.
Infatti, anche se in Italia esiste una normativa che detta le linee guida sulle norme igieniche e di sicurezza necessarie, queste regole di fatto non sempre vengono applicate e i piercing vengono eseguiti molto spesso da dilettanti che non si preoccupano affatto della salute dei loro clienti. Per evitare di contrarre malattie ed infezioni è fondamentale, innanzitutto rivolgersi a centri specializzati che rispettino le indicazioni dal ministero della Sanità. In secondo luogo è bene controllare che chi pratica il piercing o tatuaggi utilizzi solo strumenti monouso (infatti non è sufficiente la sterilizzazione).
Gli esperti, inoltre, suggeriscono di non farsi mai fare un piercing utilizzando una pistola spara orecchini (quella che normalmente usano i gioiellieri) perché non è sterilizzabile.
In ogni caso è bene essere sempre consapevoli dei rischi possibili di rigetto e di tutte le problematiche che potrebbero insorgere. Tra queste ci sono senza dubbio l’epatite B, epatite C, Aids. Ma c’è anche dell’altro: le cardiopatie, per esempio: ultimamente la ormai grande diffusione del piercing ha permesso di rilevare quanto questa pratica possa essere pericolosa per le persone con disturbi congeniti al cuore, difetti alle valvole cardiache (stenosi, insufficienza ecc.), ma soprattutto portatori di protesi valvolare. Per queste persone dunque sarebbe ragionevole rinunciare al piercing.
Oltre alle possibili infezioni si scoprono, a sorpresa, altri pericoli: disturbi visivi, turbe della fertilità e, per le donne, aumento dei dolori mestruali. La causa di tutto questo risiede nel fatto che sull’orecchio ci sono molti punti energetici e una stimolazione continua, come quella esercitata da un orecchino, può scatenare simili effetti indesiderati. Ovviamente questi saranno più forti nei soggetti predisposti.

I PIERCING PIU’ DIFFUSI

Ma in quali parti del corpo si può applicare il piercing? Praticamente ovunque, dicono gli esperti. Anche se – vale la pena di ripeterlo – bisogna sempre prendere molte preucazioni.
Il posto più comune da forare è il lobo delle orecchie, come è facile da intuire. Ma il piercing più in voga pare sia quello all’ombelico, che era considerato come segno di regalità già dagli gli antichi Egizi. “Si tratta tuttavia di un piercing abbastanza difficile da guarire e conservare – spiegano dalla rivista Piercieng World -. Richiede un grande spirito di cura, dato che può essere facilmente irritato da cinture, da pantaloni troppo alti e stretti, o dal troppo piegarsi e sedersi. Se non site fermamente convinti e non avete intenzione di curarlo come si deve, questo piercing non fa per voi”.
Di antica pratica anche il cosiddetto Nipples, (il piercing dei capezzoli), che pare fosse diffuso tra i centurioni romani come segno di virilità e coraggio. Molto “in” anche il tougue (piercing della lingua), che di solito guarisce molto rapidamente ed è uno dei piercing meno dolorosi.
Nella hit parade dei “fori” più popolari c’è indubbiamente anche il piercing alla narice. “Molta gente però non è proprio cosciente dei rischi che può comportare una tecnica sbagliata di installazione -spiegano sulla rivista Piercing World – . Non permettete che vi buchino la narice con una pistola da orecchie, e non usate un comune orecchino”.
Se poi qualcuno è disposto a rinunciare ai baci per almeno sei settimane, può sempre decidere di farsi sulle labbra, che durante la guarigione potrebbero gonfiarsi.

Articoli correlati

Leave a Comment